Meno infarti e ictus in europa ma è fragile cuore donne


ROMA - Diminuisce in Europa il numero di infarti e ictus, ma nel futuro si soffrirà sempre di più di malattie cardiovascolari. È il cuore delle donne a dare segni sempre più proccupanti, con un peggioramento delle condizioni di salute generali legato soprattutto agli stili di vita.

La World Heart Federation, insieme all'Organizzazione mondiale della sanità, celebra oggi la Giornata mondiale del cuore. L'evento quest'anno si è concentrato proprio sulla prevenzione verso donne e bambini. Negli uomini le malattie coronariche sono trascurabili fino a 40 anni, emergono fra i 40 e 50 anni e crescono in modo esponenziale con l'età.

Nelle donne invece si manifestano dai 50-60 anni e crescono rapidamente. Lo svantaggio degli uomini rispetto alle donne è più accentuato nei giovani e tende a ridursi con l'avanzare degli anni. Nelle donne sono più frequenti la morte improvvisa, l'infarto silente e l'angina pectoris.

Negli ultimi anni comunque è notevolmente aumentata la sopravvivenza dopo un evento acuto coronarico grazie a cure sempre più efficaci. Ma molto può ancora essere fatto visto che circa il 30%, in caso di un evento cardiovascolare, non riesce a raggiungere l'ospedale e muore improvvisamente.

Le statistiche diffuse in occasione della Giornata rivelano comunque anche il dato positivo di una piccola riduzione della mortalità. Rispetto ai 4.300.000 morti di 4 anni fa, oggi circa 4 milioni di europei muoiono ogni anno per malattie cardio e cerebrovascolari, soprattutto ictus e infarto del miocardio, che uccidono ogni anno 1.9 milioni di persone nell'Ue.

"Sono buone notizie ma bisogna essere cauti - commenta Panos Vardas, presidente dell'Esc (la Società Europea di Cardiologia) - Perdiamo meno vite per malattie cardiovascolari rispetto al 2008, ma il problema rimane enorme. E le proiezioni evidenziano che il peso di queste malattie crescerà in futuro per l'invecchiamento della popolazione e il dilagare di stili di vita pericolosi per la salute".

Il peso economico di queste patologie è enorme: 196 miliardi di euro vengono spesi ogni anno, di cui il 54% in costi diretti tra ricoveri, esami e farmaci, e il resto in costi indiretti. È come se ogni servizio sanitario nazionale dovesse spendere 212 euro per ogni abitante.


ATS, 29.09.2012

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