Usa: allergie al massimo per cambio clima
WASHINGTON - Nasi arrossati, starnuti continui, malesseri vari: le allergie cosiddette stagionali sono in forte aumento in tutti gli emisferi e la tendenza continuerà a causa dei cambiamenti climatici che hanno portato ad un allungamento della stagione delle fioriture.
A sostenerlo sono esperti americani che hanno calcolato come ad esempio la stagione della fioritura della ambrosia - i cui pollini causano diffuse allergie - si è allungata di ben 27 giorni tra il 1995 ed il 2009: quasi un mese in più.
Non solo, secondo Stanley Fineman presidente dell'"American college of allergy and immunology", una serie di fattori contribuiscono all'impennata delle allergie e persino delle asme allergiche: tra questi figurano l'incremento dell'ossido di carbonio nell'aria a fronte di un aumento della temperatura e la tendenza allo scatenarsi di temporali più forti e comuni.
"L'ossido di carbonio nell'atmosfera, che sale in presenza di calore e di inquinamento, nutre le piante e stimola un rilascio superiore di pollini - ha spiegato Feinman - e i climatologi hanno osservato un incremento di ospedalizzazioni per asme allergiche in presenze di forti temporali. I temporali infatti a loro volta "muovono" i pollini nell'aria".
Gli studi condotti da Fineman suggeriscono che "la riduzione dell'inquinamento e delle emissioni nell'aria potrebbe diminuire le allergie e gli attacchi asma". Per il momento il suggerimento resta quello delle nonne: chiudere le finestre, evitare i campi in fiore, e mangiare sano.
ATS, 09.05.2011